Esulta Arturo Parisi: " E' la rivolta dei cittadini annunciata e resa manifesta dal referendum ad aver loro aperto gli occhi e sciolte le loro lingue. E' ora dimostrato nei fatti quanto fondata fosse la convinzione che solo il referendum sarebbe stato il pungolo capace di spingere il parlamento a risvegliarsi dalla propria colpevole inerzia
e a cambiare l'attuale legge elettorale nel senso indicato dai cittadini sottoscrittori dei quesiti. Già oggi, mentre ancora contiamo con fiducia ma anche con ansia le firme raccolte, possiamo perciò dire che il referendum ha vinto: costringendo a riaprire la strada bloccata, imponendo la condanna del 'porcellum', indicando in modo nitido la prospettiva per il suo superamento". Nel frattempo il segretario del Pdl Angelino Alfano prova a sparigliare le carte ed apre sulla legge elettorale: "Si può e si deve cambiare, salvaguardando il bipolarismo, evitando che i parlamentari siano calati dall'alto e consentendo ai cittadini di scegliere il premier". Ma la linea dell'ex ministro della Giustizia lascia fredda l'opposizione, a cominciare dall'Udc, partito indicato come il primo destinatario delle aperture del centrodestra. Anche Gianfranco Fini si mostra freddo: "Meglio tardi che mai. Avevano ragione i referendari che dicevano che la raccolta delle firme avrebbe avuto un effetto grimaldello". Per Fini sarebbe più ragionevole, però, includere la legge elettorale in un pacchetto di riforme istituzionali: "Meglio mettere mano al dimezzamento del numero dei parlamentari, alla fine del bicameralismo perfetto e parallelamente discutere la legge elettorale a partire del numero appunto dal numero dei parlamentari, magari 400 invece di 630" e del nuovo ruolo che avrebbe il Senato. "Se non si fa così, sembrano solo chiacchiere", conclude Fini.
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