la nostra terra

venerdì 30 dicembre 2011

Agricoltura e Agroalimentare - Dibattito di qualità per una platea ricca

E’ necessario riempire di contenuti ed idee valide questi appuntamenti affinchè la Conferenza Programmatica del PD rappresenti una vera svolta ed opportunità di rilancio della politica regionale e locale, per dare consistenza alla parola “Discontinuità” che nei giorni scorsi tanto abbiamo pronunciato.

Nell’ultimo anno l’agricoltura italiana ha pagato durissimo il prezzo della crisi che ha investito l’economia globale. Dati alla mano, il settore agricolo ha fatto registrare una flessione del valore della produzione, ai prezzi di base, dell’8,3%.

Nell’ultimo anno è venuta meno la spinta propulsiva costituita dalle esportazioni diminuite quasi del 5% (Federalimentare), segnalando come dato più preoccupante, sempre nell’ambito dell’industria alimentare (includendo il tabacco), quello relativo all’occupazione; quest’ultimo registra infatti contrazioni continue aumentando l’affanno del settore agroalimentare che stenta a recuperare quanto perso negl’anni passati.

In questo preoccupante scenario, il governo Italiano è stato pressoché assente negli ultimi due anni, essendo le politiche agricole paragonabili solo a tagli, omissioni e “distrazione”.

Se a tutto questo ci aggiungiamo le continue emergenze ambientali, che vedono anche la Basilicata come una delle sfortunate ma principali protagoniste, il quadro che ci si prospetta è quanto meno drammatico.

La base di partenza indispensabile è quella di incastonare una efficiente politica agricola in una programmazione generale del nostro territorio, capace di intersecarsi con un’azione a lungo raggio di tutela dell’ambiente e di risanamento idrogeologico. Sarebbe inutile non spezzare questo modello a comparti stagni che crea disagi e non soluzioni.

Bisogna avere il coraggio di rappresentare la ruvida ma innegabile realtà dei nostri giorni, che può immaginare il comparto dell’agricoltura e dell’agroalimentare protagonista solo se in grado di mantenersi al passo con i tempi moderni in continua evoluzione.

Un accesso ai fondi europei, unico salvagente ed occasione di rilancio fattivo, è immaginabile solo da imprenditori intraprendenti capaci di incidere sul mercato con offerte competitive in grado di soddisfare la domanda sempre più esigente.

Sappiamo benissimo che questi presupposti nella nostra realtà sono riscontrabili solo se si avrà la lungimiranza di impostare un modello culturale nuovo ed efficiente, capace si di interrompere una dipendenza cronica dall’ente pubblico ma ancora arenata sul processo di un concreto radicamento della mentalità cooperativistica.

Non essendo noi patria di imprese del settore di grandi dimensioni in grado di far valere il loro peso specifico, necessitiamo di indirizzare tutti i nostri piccoli e medi agricoltori, distributori del prodotto in una rete informativa e di collaborazione.

I mezzi in grado di fare tutto questo sono in possesso solo della politica e il Partito Democratico ha l’obbligo di mettere in campo queste soluzioni.

Per questo è indispensabile strutturare il Distretto Agricolo solo ed esclusivamente come un erogatore di servizi, dal punto di vista finanziario, di innovazioni, di consulenza e di acquisto di brevetti.

Diventa così indispensabile dare vita ad un continuo incentivo alla ricerca, non lasciando che il Polo dell’Agro-Biotech resti una chimera, ma che diventi un punto di riferimento per questo settore, che non può più permettersi di programmare produzioni ventennali ma che ha l’esigenza di coltivare varietà sempre nuove e sempre più richieste in grado di rendere l’intero indotto moderno e non anacronistico.

In questo contesto è evidente come la risoluzione della questione Agrobios, recentemente incanalatasi in termini di discussione ragionevoli, è di fondamentale importanza poiché del polo stesso dovrebbe essere punta di diamante.

Logico e doveroso a questo punto mutare il ruolo dell’ente Regione; bisogna allontanarsi sempre più dai tempi in cui essa era identificata nell’immaginario comune come una sacca di sostentamento tale da portarci ad un affaticamento di entrambi gli interlocutori. Il ruolo che la Regione Basilicata oggi deve svolgere è quello di incentivo alla crescita strutturale e culturale dei nostri operatori fornendo il trampolino di lancio che permetta di accedere alle frontiere europee.

Innegabile la necessità di un costante interfacciarsi delle 3 macroaree individuate sul nostro territorio, ovvero la zona B, D1 e D2 che solo su di un pari livello potranno mettere in campo sinergie positive. Purtroppo ci ritroviamo troppo spesso davanti ad una inaccessibilità ed esclusione ai bandi regionali delle aziende della prima zona rispetto alle seconde, indirizzandoci così verso uno sviluppo non omogeneo.

Detto ciò non si vuole scadere in un vittimismo spicciolo, ma semplicemente suonare un campanello d’allarme affinchè già a partire dal secondo ciclo di fondi del PSR si mostri una maggiore attenzione a questa situazione. La sensazione di smobilitazione già palesata da questo circolo va placata subito partendo proprio da questo settore che per forza di cose dovrà intrecciarsi con quello del turismo, che ha già vissuto la trasformazione della politica delle tre M in un alfabeto completo.

Vi è bisogno inoltre di un controllo in queste macroaree da parte di tecnici qualificati, selezionati al di fuori dalle logiche di equilibri politici, per così avere veri incentivi dal punto di vista ambientale e di qualità del prodotto.

Proprio in un ottica europeista è anche necessario sostituire i timidi interventi di incentivi ai giovani agricoltori al di sotto dei 40 anni con ingenti misure. E’ su di loro che si può lavorare maggiormente per la diffusione di una nuova cultura imprenditoriale di cui si parlava prima; chiunque si renderebbe conto che ciò che è stato fatto è ancora oggi insufficiente. A fronte di 310 domande di giovani agricoltori, 250 sono state approvate e giudicate valide ma le risorse messe a disposizione sono sufficienti solo per 67 di loro. NON BASTA.

Per concludere c’è bisogno di puntare l’attenzione sulla raccolta dei rifiuti speciali prodotti dagli agricoltori. Una politica di centro-sinistra che si rispetti non può sottovalutare questo aspetto di tutela ambientale e di come questo fattore nel nostro territorio sia strettamente correlato.

La cultura che vogliamo impiantare non può essere cieca sotto questo profilo, poiché è inutile parlare di sviluppo anche attraverso l’agricoltura e l’agroalimentare se come base non abbiamo il rispetto della natura, madre delle risorse primarie di questo settore.

Angelo Troiano

Segretario Circolo PD Bernalda e Metaponto