la nostra terra

mercoledì 13 gennaio 2010

La politica del "non fu"

Lo scenario politico locale, casualmente, a pochi giorni dalle elezioni amministrative, è costellato di osservazioni critiche sul recente passato; se ci si limitasse solo a questo, non ci sarebbe da meravigliarsi, in quanto ben venga la critica politica (magari anche propositiva), anche se in ritardo. Ovviamente il problema non è questo. Leggendo attentamente le ultime pubblicazioni, mediante qualsiasi mezzo, della compagine politica che, nell'ultimo quinquennio, sedeva tra le fila dell'opposizione (anche se opposizione è un sostantivo alquanto azzardato), si può notare, ed invitiamo chiunque a farlo, una troppo accentuata diffusione di un modo di fare una lettura politica critica (anche se critica è un epiteto alquanto azzardato) che noi Giovani Democratici definiamo “LA POLITICA DEL NON FU”. E' facile, trovare ovunque fotografie, didascalie, brevi cenni storici poco oggettivi in cui si va a condannare l'ultima (ma non solo) giunta comunale, rea di non essersi occupata, o di essersi occupata male di argomenti che vanno dal nepotismo alla sanità, dalla politica clientelare all'agricoltura, dall'ignavia all'urbanistica. Protagonisti di questi simpatici raccontini, sottoposti qua e la all'attenzione dei cittadini, e spacciati come realtà storico-politica, sono, ovviamente coloro i quali appartengono alla compagine politica che, putacaso, nell'ultimo quinquennio sedeva tra le fila della maggioranza. Il termine “raccontini” potrebbe sembrare azzardato ed anche poco rispettoso, ma, sarebbe assurdo definire critica politica articoli in cui troviamo “simpaticamente” disegnato lo scenario politico locale da epiteti quali: “Franceschiello”, “Sciacalli”, “Giunta sinistra”, “Politica Francescana”, “Brodino regional-assistenziale”, eccetera. Ma “la politica del non fu” non è solo questo. Nei “volantini della domenica”, nei blog, nei programmi elettorali, nei testi degli interventi dei comizi, ma anche nei programmi politici dei partiti che, sempre a pochi giorni delle elezioni amministrative, pioneristicamente vengono fondati dal nulla, è cosa alquanto difficile trovare delle linee politiche propositive; cosa molto più comune è riscontrare, invece, che il 75% – 80% delle pubblicazioni è incentrato su critiche verso chi, colpevolmente, non ha fatto, o, ancor più colpevolmente, ha fatto diversamente da come una minoranza consiliare riteneva opportuno. Il restante 20% - 25 %, ovviamente, è contenutisticamente autocelebrativo. Negli ultimi mesi, a partire dallo sciagurato “incidente” delle liste, sono prepotentemente tornate al centro del dibattito politico parole quali: porto, ripascimento, distretto sanitario, piscina comunale, mercato, senso unico, clandestini, ecc... Tra questi, chiaramente, vi sono molti argomenti “caldi”, che l'ultima amministrazione non ha omesso di trattare praticamente e teoricamente nel programma elettorale. Molti altri tra questi argomenti, purtroppo, sono solo tentativi di far “scottare” i cittadini, come si fa con i bambini, al fine pedagogico di non farli più cadere in presunti falli politico-elettorali. Ma i cittadini di Bernalda e Metaponto, come dimostrano da anni, non sono bambini. Quello che fa più male, di questo modo di fare politica, è la consapevolezza che, così facendo, l'unico scopo che si può perseguire è quello di far disaffezionare i cittadini, ma soprattutto i giovani, al mondo della politica. Non sorprende, infatti, che la compagine politica da cui provengono la maggior parte delle critiche disfattiste e non propositive, non possa avvalersi, soprattutto a livello locale, di una componente politica interna giovanile, indipendente ed autonoma. Da attente letture critico-politiche, noi Giovani Democratici abbiamo fatto risalire anche a questo la causa dell'incremento vertiginoso del disinteressamento giovanile alla politica partitica, considerata ormai “qualcosa da lasciar perdere”, di cui pochi, ahiloro, si devono occupare, facendosi bersagliare da critiche, tra cui il “poltronismo”, probabilmente vittima, e non carnefice, della comune disaffezione alla politica, in favore del populismo e del falso associazionismo apolitico o apartitico. Ed è proprio per queste motivazioni che noi Giovani Democratici abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e di contribuire, con umiltà, dedizione, pazienza e costanza, al miglioramento della vita nel nostro amato paese.

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