DE FILIPPO: “DIFENDERE AD OLTRANZA LA TERRA DI BASILICATA”
18/12/2008 12.24.13[Basilicata]
(
AGR) - Questo il discorso del Presidente della Regione De Filippo in apertura dei lavori del Consiglio Regionale di oggi, chiamato ad approvare la Legge Finanziaria:
“Signor Presidente, signori consiglieri, viviamo un tempo difficile e confuso.Un tempo in cui ogni parola, ogni responsabilità, ogni posizione sembra non avere più nessuna forza comunicativa. Nessuna pazienza a quel dovere di verità e di chiarezza a cui tutti noi dobbiamo pur essere chiamati se abbiamo fedeltà alla Basilicata e scelta nel suo futuro. Se abbiamo coscienza dei suoi valori intangibili e sicurezza della sua trasparenza democratica e della sua laboriosità.Eppure troppe cose sono accadute contro il corso felice del suo destino. E si sono addensate come nubi nere e così profonde da inghiottire anche il campo d’iniziative positive e di riforme con cui stiamo faticosamente cercando di migliorare la Basilicata, rendendola più vicina all’Europa dei nuovi diritti e dei nuovi cambiamenti. Forse ci vorrebbe davvero più coraggio e quasi cinica determinazione a difenderla contro l’aggressione mediatica e l’irruenza giudiziaria che ormai quasi quotidianamente irrompe sulla scena istituzionale e divide e confonde, arrivando con le sue insinuazioni e le sue maldicenze perfino al cuore più leale ed alla coscienza più tranquilla di ogni uomo. Fino a chiedergli quale sia il suo limite di sopportazione, di tenuta psicologica, di prova istituzionale da superare per cedere tutto, compresa la dignità. Perché, cari consiglieri, a tutto questo siamo stati sottoposti in questi bui anni di corso giudiziario. Un ventaglio d’inchieste aperto, costante, incalzante da cui ne siamo sempre usciti assolti e con cui ci siamo cimentati nelle aule del tribunale rivendicando correttezza amministrativa, rigore istituzionale ed onestà dei nostri comportamenti.E’ questo il merito di discussione e di riflessione a cui conduce la mia esperienza umana e politica e su cui intendo misurare tutto il mio tempo istituzionale e le mie scelte. E nonostante tutto lo devo dire con sincerità ed amarezza.Lo devo fare per la mia famiglia e per voi stessi che mi ascoltate. Sono stanco di quest’assedio continuo, ripetuto in cui s’intrecciano questioni diverse, talvolta palesemente disunite e non omogenee. Dove i commenti delle terze persone costituiscono le prove di reato addebitate e considerate evidenti e credibili. Perché di questo si tratta, cari consiglieri, soltanto di questo e di nient’altro.Un eventuale reato che non c’entra nulla con appalti e tangenti. Un ipotetico reato di rivelazioni del segreto d’ufficio e di favoreggiamento personale perché ho inteso non ricevere un imprenditore interessato alla partecipazione alla gara indetta da Total a cui in nessun modo ed in nessuna maniera ho mai dato indicazioni, appunti o segnalazioni, mantenendo com’è mia natura un atteggiamento istituzionale ben lontano da queste situazioni di facile commistione.Al riguardo leggo sulla stampa di una cena.Mi chiedo ci voleva molto a chiarire.Quante cene si fanno in un anno nel nostro mondo.Era il mese di settembre del 2007 a Piacenza fui invitato da un Consigliere Provinciale ad una cena non chiesi chi erano gli invitati, con collaboratori ed amici. Non so se erano 8 o 10. Tanti comunque. Arrivai tardi dopo gli incontri politici a Piacenza. Ed in effetti a tavola c’era questo noto imprenditore che tutti conoscono in Basilicata. Quando fui sentito dalla Questura diversi mesi dopo mi ero già dimenticato, umanamente di questa circostanza. D’altronde la mia buona fede è dimostrata dal fatto che i miei più stretti collaboratori sentiti hanno semplicemente ammesso questo fatto.Capita solo ai politici o gli amministratori di trovarsi a cena, a cerimonie pubbliche o private alle quali partecipano invitati che per attività potrebbero essere di imbarazzo per alcuni degli ospiti? Non mi pare. La domanda è invece cosa si è detto in questa cena. Siamo soltanto nel campo delle ipotesi. Ma mi chiedo si può fare un confronto tra quello che molto genericamente quell’imprenditore ha detto ad un’amica, mi pare, o quello che io posso affermare?La verità che in quella cena nulla è stato detto. Mai, mai, mai. Direi lo giuro davanti a questo Consiglio.Possiamo chiedere a questo imprenditore di cosa ha parlato con me?Quali sono state le mie risposte? Nulla di tutto ciò. Gettato in pasto nei famelici flutti della delegittimazione.Sono consapevole che c’è un campo quasi religioso della giustizia. Il reato quasi come il peccato.Il primo è collegato alla prova, il secondo solo alla coscienza.Si pecca in pensieri, parole, opere ed omissioni. Vale anche così per la civiltà del diritto?Di quale peccato omissivo mi sono macchiato facendo dietrofront?Ho arretrato su cosa? Io so, con grandissima convinzione, che non ho parlato mai di nulla con questo imprenditore e sfido giudici, consiglieri e anche Dio, per la mia coscienza, a dimostrarlo.Mai, Mai Mai mi sarei permesso di interferire in un’attività di una grande azienda come TOTAL e sono sicurissimo che questa circostanza sarà confermata nella storia di questa inchiesta.Ecco perché sono stanco di questo modo di procedere, in cui basta scorgere il mio nome e gridare allo scandalo, alla corruzione, al malaffare. Sono stanco di sperimentare a mie spese il peso di questo assalto e di viverlo in silenzio.Sono stanco dei titoli veloci, micidiali, senza appello dei giornali e delle lentezze di giudizio processuale in cui sono stato sempre costretto a rifugiarmi per dover difendere il mio onore e quello onesto e laborioso della Basilicata. Diversamente da tutto non credo che nella storia politica ed amministrativa di questa regione vi sia mai stata un’esperienza istituzionale sottoposta a questo continuo, interminabile stillicidio giudiziario. In cui vige l’unico teorema investigativo che è il controllo panottico: intercettazioni, gossip giudiziario, cattiva informazione. Naturalmente non chiedo sconti. Mi s’indaghi pure, sempre e dappertutto, ma pretendo almeno la condizione minima della democrazia: la rapidità processuale con cui una sentenza può liberare da ogni sospetto sleale ed infamante.Lo chiedo non solo per la mia persona e la mia credibilità politica.Ma per la dignità stessa a cui s’espone in queste vicende la nostra Regione.Per la sua storia di buona amministrazione ed il suo orgoglio di buon funzionamento democratico e legalitario. Per la sua diversità essenziale, direi quasi testardamente ontologica rispetto alla stagione infelice che sta vivendo il nostro Mezzogiorno.Mi rendo perfettamente conto come dentro la pancia mediatica di queste inchieste giudiziarie si nasconda anche un altro tema complicato, discusso, abusato come un grimaldello d’assalto.Il tema è quello del corretto utilizzo e della giusta consistenza percentuale delle royalties nel campo dello sviluppo regionale e dei suoi effetti di ricaduta territoriale ed economica. Anche qui un po’ di cronologia istituzionale fa bene alla nostra memoria e soprattutto aiuta il nostro giudizio di comprensione e di critica. La Basilicata con la scoperta dei giacimenti petroliferi ha dovuto fare i conti con una normativa nazionale insufficiente e totalmente inadeguata. L’Italia stessa non era preparata ad una scoperta così ampia e consistente. Così il pressing istituzionale che Bubbico, io e molti altri abbiamo condotto ha assicurato un primo campo di risultati positivi, importanti per la crescita della nostra regione. Adesso però c’è bisogno di aggiornarli e di renderli coerenti dentro un nuovo quadro contrattuale e di nuove regolazioni. Un quadro capace di intervenire efficacemente anche sull’innalzamento dei diritti percentuali delle royalties da versare.Un quadro di una nuova e corretta triangolazione che vede Stato-regione-compagnie petrolifere lavorare congiuntamente dentro un’intesa forte e bipartisan che faccia azioni di lobbying istituzionale per una nuova questione del petrolio lucano.Ma anche qui, cari consiglieri, è bene non nascondersi dietro un dito e vedere la prospettiva utile. La partita delle risorse finanziarie che derivano dal petrolio è totalmente insufficiente per avviare un ciclo stabile di azioni di sistema e di miglioramento significativo. E sono le cifre, non la retorica comunicativa di De Filippo a dirlo. Ma quale Lucania saudita o Texas d’Italia?E’ noto ormai a tutti che è soltanto dal 2007 che la Basilicata riceve in assegnazione la quota delle royalties pari a 50 milioni di euro e successivamente in linea con il riferimento internazionale del brent fino a 70 , 80 milioni. Ma cari consiglieri vi sembrano pochi o molti?Lo sapete quanto costa il completamento di una strada provinciale?O l’entità del pacchetto attivabile dai Fas o dai fondi comunitari?Mi chiedo quante cassandre ha la Basilicata? Quanti sono i suoi detrattori ed i suoi critici. Quelli che pretendono di avviare uno sviluppo duraturo con un impegno finanziario così ridotto! Sono questi i temi entro cui collocare la nostra discussione, cari consiglieri e con cui fare anche molta autocritica.Perché si può cambiare. Si deve cambiare. Mi continuo a chiedere quanto ci è costato in questi anni il contributo di responsabilità che la Regione Basilicata ha assicurato al bilancio energetico nazionale?Possiamo passare alla storia dopo inchieste giudiziarie e risorse così tante irrisorie? Io dico di no! E la Basilicata può essere anche disposta a bloccare definitivamente il suo contributo di risorse e di attività petrolifere a favore dello Stato. Lo si può fare!Per questo dobbiamo lavorare per migliorare i contorni ed i termini di queste vicende su cui è ormai è quasi d’obbligo consumare parole nette, posizioni chiare, unità politiche. E’ tempo di cambiare. E’ tempo di caricarsi tutti assieme una responsabilità nuova e maggiore per un patto di crescita e di coesione che assicuri desideri realistici e buone ambizioni alla Basilicata. Un patto che lavori in direzione dello sviluppo condiviso, dell’uso valoriale e sostenibile delle risorse naturali e dell’efficacia delle loro ricadute territoriali a vantaggio reale delle popolazioni. Un patto che faccia proposte innovative ed ineccepibili sotto il profilo degli interessi generali e della tenuta etica come può essere anche la costituzione di una centrale unica degli appalti regionali, con un comitato di sorveglianza autorevole ed allargato, anche all’esperienza di chi ha svolto funzioni in altri poteri dello Stato, in grado di uniformare le procedure, di vigilare costantemente e di sottrarre gli appalti regionali allo spacchettamento dei vari enti pubblici e regionali presenti sul territorio, togliendo dal campo della politica anche il più esile filo d’ombra in queste attività.Io credo che chi amministra non sarà affatto geloso di cedere queste incombenze e queste prerogative.Ci sono le energie morali sufficienti e le determinazioni politiche adeguate per disegnare tutti insieme il ruolo che la Basilicata vuole avere dentro questo nuovo mondo, assicurando ad essa un governo forte, coeso, autorevole che dovrà proseguire la difesa ad oltranza della nostra bellissima ed amata terra”.
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