la nostra terra

martedì 17 maggio 2011

La nota del mattino
17 maggio 2011
1. POCHE CHIACCHIERE: ABBIAMO VINTO NOI E HANNO PERSO LORO. IL
CENTRODESTRA E I SUOI SOSTENITORI DA IERI TENTANO DI ACCREDITARE
LA TESI DI UNA VITTORIA DELL’ESTREMISMO. E’ SOLO PROPAGANDA. I
RISULTATI DEL PD PARLANO DA SOLI.
Non è stato solo un modo di dimostrare la propria soddisfazione per i risultati elettorali. La
frase del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, sintetizza la verità di ciò che è accaduto ieri alle
elezioni comunali e provinciali: “Abbiamo vinto noi, hanno perso loro”.
Un coro compiacente di tv e quotidiani è subito accorso infatti a sostenere la tesi che sarà
centrale nella propaganda berlusconiana fino allo svolgimento dei numerosi ballottaggi: hanno
vinto gli estremisti. Bruno Vespa ci ha impostato sopra tutto il suo programma di
intrattenimento serale. Ma è una finta, come quella dei giocatori di calcio che ti vogliono far
credere di tirare da una parte per mandare la palla dall’altra. La realtà è che il Pd ha vinto la
sfida. “Il centrosinistra vince a Torino e a Bologna e va al ballottaggio a Milano e a Napoli”
aveva detto Bersani. E così è stato. “Vinceremo al primo turno a Milano e se non prendo oltre
50 mila preferenze mi fanno il funerale” aveva detto Berlusconi ed ha perso (ballottaggio con
Moratti dietro a Pisapia e 28 mila preferenza).
Poche chiacchiere, dunque, e attenzione ai dati:
a Milano il Pd ha preso il 28,63 per cento dei voti (Pdl al 28,7 e Lega al 9,6), seguito da Sel con
il 4,7, dalla lista civica per Pisapia con il 3,86, da Rifondazione con il 3,1, dall’Idv con il 2,5,
dalla lista radicale con l’1,7, Verdi ecologisti con l’1,37, Lista civica Milly Moratti con l’1,33.
A Torino il Pd ha preso il 34,5 per cento dei voti (Pdl al 18,8 e Lega al 6,85), seguito da I
Moderati con il 9,06, da Sel con il 5,6, da Idv con il 4,76, lista civica consumatori con l’1,12,
Pensionati e invalidi 0,88 e altre due liste con lo 0,27 e lo 0,22.
A Bologna il Pd ha preso il 38,27 per cento dei voti, la lista con Amelia per Bologna con
Vendola il 10,24, l’Idv il 3,69, Rifondazione l’1,46, Laici socialisti riformisti lo 0,59.
A Napoli, dove al ballottaggio andrà De Magistris dell’Idv, il Pd ha preso il 16,61 per cento dei
voti, l’Idv l’8,13, Sel 3,96, Rifondazione il 3,67 per cento.
Per non parlare delle altre città e province. A parte Arezzo, Siena, Savona, Ravenna, Lucca,
Salerno, Fermo, Olbia, dove il Pd e il centrosinistra hanno ottenuto vittorie immediate e
importanti anche per la dimensione dei suffragi, è significativo l’avanzamento nelle città meno
attese al Nord o nelle quali si è ottenuto di andare al ballottaggio: a Varese, tempio della Lega,
il centrosinistra è riuscito ad andare al ballottaggio e il Pd ha preso il 19,91 per cento dei voti,
seguito da Sel con il 4,13, dalla lista civica Varese e Luisa con il 3,99 e dall’Idv con il 2,69. A
Novara, altro tempio della Lega finito al ballottaggio, il Pd ha preso il 23,47 per cento dei voti,
seguito da Sel con il 4,45, da Rifondazione con l’1,44 e da Pensionati e invalidi con lo 0,74. A
Cagliari il Pd ha preso il 18,11, seguito da Sel con il 6,85, da Idv con 3,41, da Rifondazione con
il 2,72 e da altre liste locali con risultati minori.
Insomma, da qualunque punto di visto lo si guardi, il Pd è il pilastro dello schieramento che può
dare l’alternativa alla destra nelle città e in futuro in tutto il paese.
2. ARRIVANO A META GLI SFORZI DEL PD PER FORMARE IL PROGRAMMA E
PER LA RISCOSSA DEL PAESE. IL PD DI OGGI E’ IL PILASTRO
DELL’ALTERNATIVA CREDIBILE. BISOGNA SUBITO TORNARE AL LAVORO
PER COMPLETARE L’OPERA E COGLIERE LA SFIDA DEL VENTO DEL NORD.
La fortuna aiuta gli audaci, ma arride soprattutto a coloro che hanno lavorato duramente e con
sagacia. Questi risultati arrivano alla fine di un lungo percorso di lavoro per preparare il
programma per l’alternativa da parte del Pd; arrivano alla fine di un lungo percorso di battaglie
quotidiane, di iniziative in piazza organizzate da migliaia di militanti, di riflessioni e di tenuta
sulla linea che il Partito Democratico si è dato ed ha confermato ad ogni riunione della
direzione, ad ogni assemblea dei circoli, ad ogni riunione dell’assemblea nazionale, ad ogni
manifestazione. Con buona pace dei numerosi commentatori che solo per parlare degli ultimi
mesi hanno dato per morto il Pd per mille volte.
La verità è un’altra e anche in questo caso non bisogna seguire le finte, ma la palla: come dice il
segretario Bersani il Pd è troppo giovane per aver risolto proprio tutti i suoi problemi e deve
migliorare, ma è troppo vecchio per essere un esperimento che non funziona. Al contrario:
come dimostra questo voto, e come dimostra la mobilitazione del partito e l’impegno di
migliaia di militanti che hanno messo il proprio lavoro per raggiungere questi risultati,
l’esperimento funziona. Eccome se funziona.
Il Pd di oggi è il pilastro di ogni alternativa credibile. E mantiene al centro la barra della propria
linea politica generale, nata dall’analisi della situazione reale: i problemi dell’Italia, lasciati a se
stessi nell’ultimo decennio dominato per larga parte dalla destra, stanno venendo al pettine.
“Tutti noi siamo di fronte ad un tornante storico. Dobbiamo affrontarlo con la consapevolezza
che i ritardi del paese, la sua crisi profonda, sono il frutto del decennio che abbiamo alle spalle e
delle scelte sbagliate compiute sotto il segno del berlusconismo. Per rimontare non basterà un
giorno, un mese e nemmeno un anno” ha scritto Bersani in un articolo per Micromega. Per
questo il Pd ha messo a punto un progetto di governo che si basa su due pilastri: una riforma
repubblicana per rilanciare e irrobustire la democrazia costituzionale e per la riscossa dell’Italia
in economia, per il lavoro, per la vita civile. Un progetto da offrire al paese, alle forze sociali,
alle forze politiche del centrosinistra e poi anche a quelle moderate, purché saldamente
rispettose dei principi costituzionali, per superare il berlusconismo. Non un’alleanza
“politicista” per conquistare un posto. Ma un lavoro per la riscossa del paese.
Ora, in ogni caso, bisogna chiudere bene almeno questo primo match: si torna al lavoro per
vincere al ballottaggio ovunque sia possibile. Il Pd si mette generosamente al servizio dei
candidati di centrosinistra ovunque sia possibile vincere contro la destra.
PDL E LEGA SI RINFACCIANO LA SCONFITTA. SARANNO ANCORA ALLEATI.
MA LA LEGA PAGA IL SOSTEGNO ALLE LEGGI VERGOGNA E L’ATTACCO AI
MAGISTRATI. E’ LA PRIMA, VERA PROVA PER I LUMBARD, AI QUALI I
RISULTATI DEL NORD TOLGONO MOLTE LEVE PER LA CONQUISTA DELLE
BANCHE.
Poche chiacchiere anche per il centrodestra. Berlusconi esce pesantemente ammaccato: per la
prima volta il canto della sirena, la straripante presenza in Tv, i giornalisti compiacenti, i terzisti
finti che lavorano ai fianchi il centrosinistra e il denaro profuso a piene mani per finanziare la
campagna elettorale hanno fatto cilecca.
La Lega pensava di stravincere e invece a perso voti. Ha perso come scrive D’Alimonte su Il
Sole 24 Ore in 14 città capoluogo su 15. E soprattutto sa bene che perdere Milano e non essere
più il dominus del Nord gli toglierà la leva che contava di usare per entrare nelle stanze dei
bottoni delle grandi banche attraverso le fondazioni legate al territorio.
L’alleanza per ora regge. Ma non è detto che regga a lungo.
3. DRAGHI CANDIDATO UNICO AL VERTICE DELLA BANCA CENTRALE
EUROPEA. UN SUCCESSO PER L’ITALIA CHE DICE LA VERITA’. NELLO
SCONTRO PER LA SUCCESSIONE IN BANCA D’ITALIA LA DESTRA VUOLE I
SUOI CANDIDATI.
Mario Draghi è ufficialmente l’unico candidato alla presidenza della Banca centrale europea. E’
un successo per l’Italia che dice la verità anche a costo di dire cose spiacevoli: non a caso
Draghi non ha mai nascosto la verità sulla situazione economica italiana, suscitando il fastidio
del ministro Tremonti e del presidente Berlusconi. Ora in Italia si gioca la partita della
successione alla Banca d’Italia, dove Tremonti vorrebbe piazzare un tecnico che, a differenza di
Draghi, non pone problemi al governo.

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